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“Da quanto tempo sono chiuso al buio? Non lo so. Abbandonato. Sparso”. Comincia così questa bella storia di pazienza, volontà e amicizia. Con la voce di un automa che si leva dall’oscurità di un baule, intrisa di nostalgia per un passato felice fatto di spettacoli in giro per il mondo. Passando da un rispettoso “voi” a un “tu” carico di affetto l’automa-ballerino Hermès si rivolge a Rose, una bambina cresciuta come ballerina al teatro dell’opera che un giorno solleva il coperchio del baule e lo scopre. Il racconto poetico segue a tal punto le emozioni dell’automa che sembra di poterne cogliere il respiro e i battiti del cuore (come se li possedesse). Condividiamo la sua paura dell’abbandono ogni volta che il baule si chiude, il sollievo quando si riapre. Indossiamo i suoi occhi che contemplano la piccola ballerina volteggiare in scena, che la accarezzano mentre lei fa di tutto per ripararlo e riportarlo a danzare. “Rose e l’automa dell’opera” è la storia di un cuore spezzato che si può riaggiustare, di un abbandono e una rinascita, un’amicizia che nasce ed evolve a passo di danza. Al testo poetico e suggestivo firmato da Fred Bernard si accompagnano le sontuose immagini di François Roca, che si caratterizzano per la perizia nell’uso del chiaroscuro e degli effetti di luce, la dominanza di calde tonalità brune e la plasticità delle figure. Le sue tavole immergono il lettore nell’atmosfera magica e misteriosa del teatro dell’opera, guidandolo sulle scale, in soffitta, negli spogliatoi delle ballerine, in platea e sulla scena. Con finezza di dettaglio, restituiscono i gesti e le posture della danza. Un sogno che rievoca gli scenari di Fritz Lang e il cinema muto degli anni ’20, un’imperdibile storia delicata e commovente.
Fred Bernard è nato in Borgogna. Grande amante della natura, sarebbe forse diventato veterinario o esploratore se non avesse vinto il concorso per entrare all’Accademia delle Belle Arti di Beaune. Successivamente ha seguito i corsi della scuola Émile Cohl a Lione dove, nel 1991, ha conosciuto François Roca, che sarebbe diventato suo amico e collaboratore. Nel 1994 ha vissuto per un anno in Inghilterra, dove si è destreggiato tra vari lavoretti e ha eseguito centinaia di schizzi. Nel 1996 ha pubblicato i suoi primi albi illustrati per ragazzi: ha realizzato i testi e le illustrazioni di Mon ami crocodile per Albin Michel Jeunesse, le illuustrazioni di Warf, le pirate con P.H. Turin per Seuil Jeunesse, e ha scritto La Reine des fourmis a disparu per Albin Michel Jeunesse, albo tradotto in immagini da François Roca e vincitore di numerosi premi (Goncourt jeunesse 1997, premio Sorcière 1996, premio Jérôme Main). Da allora, ha realizzato uno o due albi all’anno con François e L’Arche de Nino con l’amico Nino Ferrer. Dagli scrittori appassionati di viaggi, J. Conrad, H. Melville, J. London, E. Hemingway, R. Gary, ha attinto il gusto per la lettura e la scrittura. Ispirandosi ai propri ricordi, incontri, viaggi, Fred Bernard immagina personaggi vivaci e avvincenti e storie singolari che non interessano solo ai bambini. Nel maggio del 2001, di ritorno dall’Africa, si è lanciato nel fumetto (La Tendresse des crocodiles, L’Ivresse du poulpe, Lily Love Peacock, e più di recente La Patience du Tigre). Narratore instancabile e curioso, adora cimentarsi con ogni genere di scrittura e gioca con i propri modelli per meglio reinventarli. François Roca è nato a Lione. Ha studiato a Parigi all’École Nationale des Arts Appliqués Olivier de Serres, e poi a Lione, alla scuola Émile Cohl. Diplomatosi nel 1993, si è dedicato per qualche tempo alla pittura, per poi concentrarsi esclusivamente sull’illustrazione. Illustra soprattutto i testi del suo compare Fred Bernard, con il quale costruisce un universo immaginario che si rinnova a ogni albo. Questa associazione “penna-pennello”, poco comune nell’editoria per ragazzi, gli permette di accostarsi a temi affrontati di rado. Un albo in particolare ha segnato una svolta nella collaborazione: Jésus Betz, vincitore del premio Baobab 2001 e del Goncourt Jeunesse 2002. Ciò ha permesso ai due artisti di raccontare più liberamente storie destinate agli adulti: L’Homme-Bonsaï, L’Indien de la tour Eiffel… Nel contesto di architetture urbane così come di paesaggi naturali incontaminati, François ama dar vita a personaggi vicini a quelli che lo facevano sognare da piccolo, conosciuti tramite il piccolo o il grande schermo. François realizza anche copertine di romanzi e di riviste. Erede dei pittori che ama e ammira, rende loro omaggio nei suoi albi citandoli tramite allusioni o trasposizioni che gettano ponti tra artisti nel tempo (E. Fromentin, E. Hopper, F. Remington, J.W. Waterhouse, N.C. Wyeth, Vermeer, L.A. Tadema, D. Cornwell, J.L. Gérome…). Riferimenti letterari e cinematografici impreziosiscono sovente le sue opere, che si caratterizzano per le luci e i chiaroscuri eccellenti. Con #logosedizioni Fred Bernard e François Roca hanno pubblicato: Rose e l’automa dell’opera (2014), Il pompiere di Lilliputia (2014), La figlia del samurai (2015), Jésus Betz (2015), L’uomo-bonsai (2015), Anya e Tigre bianca (2016), Il fantasma del circo d’inverno (2017), La maledizione dell’anello d’oro (2018), L’indiano della Torre Eiffel (2020), King Kong (2021) e Solveig. Una Vichinga nella terra degli Irochesi (2024).
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