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Quando giunge la notte e il silenzio dei sognatori avvolge la città, al laboratorio escono suoni misteriosi, perché… Mattia ha un segreto.
L’aggiustacuori ci apre le porte di un laboratorio meraviglioso in cui non si aggiustano scarpe né ombrelli, dove non si restaurano mobili e non si rammendano pantaloni. Con la cura tipica dell’artigiano, infatti, Mattia ripara cuori spezzati. Ma il suo lavoro non ha nulla a che vedere con quello di un cardiologo. Con una stufa a legna riscalda i cuori gelidi, con un ago d’argento cuce quelli infranti, “con pinze intrise d’oblio regola l’ora di chi è rimasto indietro perché non si rattristi sui ricordi del passato”. Tra le sue pagine Arturo Abad ci fa sognare che i danni emotivi abbiano un rimedio facile, al pari di un orlo scucito o un tacco rotto. Non c’è freddezza nel lavoro del protagonista, né tantomeno nella narrazione dell’autore, piena di tenerezza e cosciente della simbologia affettiva e sentimentale universalmente attribuita a questo organo. Impossibile non commuoversi davanti al segreto di Mattia, che ci insegna la generosità senza limiti e la capacità di sacrificio di chi ama veramente. Questo laboratorio incredibile e il suo delicato abitante potevano prendere vita solo nelle oniriche immagini di Gabriel Pacheco. L’illustratore messicano gioca intenzionalmente con due colori indissociabili dal cuore: il rosso e il blu. “Dicono che il nostro cuore misuri quanto il nostro pugno. Se è così, quello degli innamorati è una mano aperta da cui prende il volo la vita” dice Pacheco. Sicuramente questo è il motivo al centro della carica narrativa delle immagini che ritraggono i delicati ed eterei protagonisti: Mattia e la sua amata Beatrice, che vede come “due opposti che si seguono all’infinito”. È lui che va a incontrarla all’arrivo di ogni primavera – stagione enfatizzata da un collage di tessuti a fiori che si arrampicano sugli alberi – nel “gioco incessante che segue il filo del tempo”. Il filo è un’immagine ricorrente nella narrazione visiva che fa da complemento al testo di Abad e che l’illustratore giustifica con il fatto che “i nostri cuori sono tessuti del filo che feconda, che si raggomitola, che è crisalide di fiore: quella promessa che è la vita stessa”.
L’autore: Arturo Abad crea con la fantasia, è un amante irriducibile del divertimento, un mammifero con pollice opponibile che ha imparato a camminare eretto con una certa destrezza, una cosa che non è così facile come sembra. Lavora con la letteratura, scritta e orale, e si è girato mezza Spagna e qualche altro Paese raccontando storie in biblioteche, case della cultura e festival, oltre a tenere conferenze sulla letteratura infantile presso le sedi serba e belga dell’Instituto Cervantes. Gli hanno pubblicato otto libri di letteratura per ragazzi, un fatto che dimostra come ultimamente gli editori facciano uscire veramente di tutto, ed è stato inserito nella selezione White Raven con Zimbo (pubblicato da #logosedizioni).
L’illustratore: Gabriel Pacheco è nato nel 1973 a Città del Messico, dove si è laureato in scenografia presso l’Istituto Nazionale di Belle Arti e ha conseguito il diploma in Storia dell’Arte presso il Centro Nazionale per le Arti. Autore di magnifiche e sognanti immagini per libri per ragazzi, volumi di poesia e letteratura fantastica, lavora nel mondo dell’illustrazione dal 1998. Ha conseguito diversi premi e riconoscimenti internazionali: in Spagna, Italia, Francia, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Corea, Germania e Messico. Nel 2009 ha ottenuto una menzione speciale per la categoria New Horizons alla Bologna Children’s Book Fair, è risultato vincitore della X edizione del Concorso Internazionale di Illustrazione della Città di Chioggia e ha ottenuto il primo premio al XIV Catálogo de Ilustradores de Publicaciones Infantiles y Juveniles di Città del Messico. Nel 2010 ha vinto il CJ Picture Book Award per la categoria Illustrazione in Corea e, nel 2012, lo Sharjah Children’s Books Award. È stato selezionato dalla Bologna Children’s Book Fair (2007 e 2008), dalla rassegna internazionale di illustrazione “I colori del sacro” a Padova (IV e IX edizione), dalla Biennale di Illustrazione Ilustrarte in Portogallo (2008) e dal Banco del Libro de Venezuela, oltre che, nel 2008, per il catalogo White Ravens della Internationale Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, per il Premio Quórum in Messico e per il concorso 50 books – 50 covers dell’American Institute of Graphic Arts. È stato inoltre nominato per l’Astrid Lindgren Memorial Award (2011) e per il premio Hans Christian Andersen (2016). Con #logosedizioni ha pubblicato: Il grande viaggio (2012), L’Aggiustacuori (2017), La strega e lo spaventapasseri (2017), Messer Gatto (2017), Barbablù (2018), La bella e la bestia (2020), Il lago dei cigni (2021), Cappuccetto Rosso – Primo sogno (2021), Il sogno di Theo (2023), La sirenetta (2024) e Pinocchio (2024).
Mattia svolge un mestiere insolito: l’aggiustacuori. Nel suo laboratorio, infatti, non aggiusta scarpe né ombrelli, ma ripara cuori spezzati. Questa occupazione non ha nulla a che vedere con quella di un cardiologo: con una stufa a legna Mattia riscalda i cuori gelidi, con un ago d’argento cuce quelli infranti e “con pinze intrise d’oblio regola l’ora di chi è rimasto indietro perché non si rattristi sui ricordi del passato”. Poi, al calar delle tenebre, quando tutti vanno a dormire, resta ancora sveglio a lavorare perché ha un segreto: notte dopo notte questo insolito artigiano costruisce cuori – fatti di marzapane, di porcellana, di cristallo – per la sua amata Beatrice, che un cuore non ce l’ha. Ogni anno, quando arriva la primavera, Mattia attraversa il bosco e risale il sentiero fino alla casa sulla montagna, dove vive Beatrice, per offrirle un nuovo cuore. E ogni primavera l’algida fanciulla lo liquida senza uno sguardo, accogliendo il regalo con indifferenza per poi dimenticarlo su una mensola. Così, ogni primavera Mattia torna a casa sconsolato, ma non si dà per vinto e continua imperterrito a fabbricare regali per la sua Beatrice, nascondendo all’interno di ciascuno un pezzettino del proprio cuore, che di anno in anno si rimpicciolisce sempre di più… L’aggiustacuori è il primo racconto pubblicato dallo spagnolo Arturo Abad, scrittore e narratore orale molto attivo nell’ambito della letteratura per ragazzi. Nel 2016 il libro è diventato un cortometraggio animato dal titolo Taller de corazones, lo stesso del racconto originale, per la regia del messicano León Fernández. La storia ripropone in chiave moderna il tema classico dell’amore cortese e il celebre topos della “belle dame sans merci”, la donna bella e senza pietà per il cui amore l’uomo si consuma fino alla morte. Questo personaggio ormai archetipico appare per la prima volta in un poemetto francese di Alain Chartier (La belle Dame sans mercy, 1424), per poi ricomparire nei versi di John Keats (La Belle Dame sans Merci, 1819) e approdare attraverso mille reincarnazioni fino ai giorni nostri, contaminando anche pezzi di cantautori italiani come Angelo Branduardi (La bella dama senza pietà, riscrittura della ballata di Keats) e Fabrizio De André (la straziante Ballata dell’amore cieco). Tuttavia, pur senza cedere alla tentazione di un lieto fine classico, Abad risparmia la vita del protagonista, che riesce a sua insaputa ad aprire una breccia nella gelida noncuranza di Beatrice: difatti, sarà proprio la paura di perdere per sempre il suo devotissimo corteggiatore a risvegliare la capacità di amare nell’animo schivo della ragazza. Questa storia tenera e struggente prende vita nelle illustrazioni oniriche dell’artista messicano Gabriel Pacheco, che completano la narrazione creando un vero e proprio dialogo tra testo e immagini. Le tavole sono dominate da due colori indissociabili dal cuore: il rosso del sangue e il blu delle vene. “Dicono che il nostro cuore misuri quanto il nostro pugno. Se è così, quello degli innamorati è una mano aperta da cui prende il volo la vita” dice Pacheco, che vede i due protagonisti come “due opposti che si seguono all’infinito”. Le figure eleganti e quasi diafane di Mattia e Beatrice si stagliano con una plasticità a tratti teatrale su magnifici sfondi minimalisti, creando l’impressione di un collage. Pacheco non teme gli spazi vuoti, che al contrario sfrutta per far risaltare i colori vibranti delle tavole e i pochi elementi scelti che sembrano galleggiare sulla loro superficie: dagli scarni dettagli delle abitazioni dei protagonisti, spesso suggerite appena tramite le sagome delle porte e le aperture delle finestre, all’esplosione di colori degli alberi in primavera, che sfoggiano chiome variopinte e tronchi decorati da un patchwork di motivi floreali. In questo tripudio cromatico, a un occhio poco attento rischia di passare inosservato un dettaglio discreto eppure fondamentale, che percorre quasi tutte le tavole del libro: si tratta di un filo, sottile ma impossibile da tagliare. È il filo bianco che Mattia usa per ricucire i cuori, e che si mimetizza nell’ambiente assumendo molteplici forme: nuvole, gomitoli, ragnatele, morbide distese di neve; è il filo a cui è appesa la vita stessa di Mattia, nonché il legame indissolubile che lo unisce a Beatrice, permettendogli di ritrovare sempre la strada che porta a lei. Un filo cui Pacheco attribuisce quindi un forte significato simbolico: “i nostri cuori sono tessuti del filo che feconda, che si raggomitola, che è crisalide di fiore: quella promessa che è la vita stessa”. Attraverso una sinergia di grande efficacia, autore e illustratore riescono a creare una narrazione delicata e malinconica, sospesa in un tempo indefinito e in un’atmosfera incantata. Lasciatevi conquistare dai languidi sguardi di Mattia e dalla fiammeggiante chioma scarlatta di Beatrice; e se vi si spezzerà il cuore, saprete a chi rivolgervi per aggiustarlo. Download pdf
Mirta Cimmino
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