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Tre fratellini, che trascorrono le giornate andandosene a zonzo di qua e di là, un bel giorno decidono di contravvenire alle raccomandazioni della mamma e si addentrano nel bosco buio e misterioso dove si dice che abiti la strega Denti di ferro. Il più piccolo dei tre, timoroso e consapevole del pericolo, cerca di mettere in guardia i fratelli, ma poi finisce per seguirli. Dopo aver camminato a lungo nel bosco, i tre bambini non sanno più come fare ritorno a casa. A un tratto avvistano la casa della strega e decidono di andare da lei, che li accoglie e li invita a fermarsi per la notte. Naturalmente si tratta di una trappola e sarà proprio il fratello minore, inizialmente deriso dagli altri per le sue paure, a rivelarsi il più assennato, l’unico in grado di riconoscere la strega per quello che è e di non farsi ingannare dalla sua apparente affabilità. Con astuzia, intelligenza e una buona dose di coraggio, prende l’iniziativa e affronta la situazione quando si fa critica. I racconti e le leggende sulle streghe sono parte della tradizione orale di molti Paesi (Turchia, Russia, Germania…) e vantano svariati antecedenti letterari. Combinando elementi tratti da racconti popolari turchi e russi, Tina Meroto ci riporta nel mondo delle fiabe classiche, mentre le immagini di Maurizio A.C. Quarello, che fanno un uso sapiente delle ombre e del chiaroscuro, attribuiscono ai topoi del genere tutte le caratteristiche che ci aspetteremmo… conferendo tuttavia alla strega un’insolita espressività. Pur caratterizzata dal classico naso adunco e da unghie e denti aguzzi, l’anziana megera sfoggia infatti un insolito ombretto azzurro (e baffetti e peli del naso più ispidi di quelli dei nonni!) e si produce in una gamma di espressioni dal disgustato all’impaziente che strapperanno un sorriso ai lettori più adulti. Dopo qualche sussulto iniziale, il lieto fine della storia rassicurerà i giovani lettori dimostrando come, con un po’ d’astuzia e caparbietà, tutti gli ostacoli possono essere superati.
#ILLUSTRATI #logosedizioni
“Fate attenzione, non andate nel bosco! Là vive la strega Denti di ferro, che si mangia i bambini” dice la mamma ai tre figlioletti che trascorrono le giornate a bighellonare in strada. Ma sappiamo tutti che sarà proprio nel bosco che i tre fratellini si dirigeranno alla prima occasione, in cerca di nuove avventure! Al grande e al mediano le streghe non fanno paura – figurarsi! – e il più piccolo, l’unico rispettoso degli avvertimenti della mamma, viene subito schernito per la sua prudenza (“Bel fifone!”). Così i tre si avviano di nascosto, e cammina cammina, si addentrano sempre più nel bosco scuro e misterioso… Finché cala la sera e, con il vento che sibila sempre più forte e le ombre che si fanno sempre più lunghe, i tre capiscono di essersi persi. Il grande e il mediano iniziano ad aver paura, così il più piccolo sale su un albero per cercare la via del ritorno… ma finisce per avvistare la casa della strega. Ed è proprio là che vuole andare l’imprudente fratello maggiore! “Venite, bambini, non abbiate paura” li accoglie una vecchina dai capelli candidi con la promessa di un pasto caldo e un letto confortevole, “domani vi riaccompagnerò a casa”. Stanchi e affamati, i due grandi vengono subito tratti in inganno, ma il più piccolo non si fida, perché entrando ha visto chiaramente una grossa gabbia, e al calar della notte i suoi dubbi sono confermati dalla vista del famigerato muro d’ossa di bambini… Il personaggio della strega divoratrice di bambini che vive in una casetta in mezzo al bosco è parte della tradizione orale di molti Paesi (Turchia, Russia, Germania…) e ha svariati antecedenti letterari, a partire dalla celebre fiaba di Hänsel e Gretel. Nelle storie e nei racconti le paure più tipiche dei bambini prendono vita, spesso assumendo le sembianze di soggetti umani oltremodo malvagi. Cosa c’è, quindi, di meglio che ascoltare racconti i cui protagonisti trionfano su questi esseri orripilanti per acquisire maggiore fiducia e superare ogni timore? È proprio quello che succede con Denti di ferro, la cui trama combina elementi narrativi tratti da racconti popolari turchi e russi. Il tutto, accompagnato dalle efficaci immagini di Maurizio A.C. Quarello, che fanno un uso sapiente delle ombre e del chiaroscuro, trasportandoci dapprima in un bosco oscuro dove la casa della strega svetta simile al volto di un diavolo minaccioso, con le narici che fremono e le corna puntate verso il cielo plumbeo, per poi condurci al suo interno, dove le ombre sono lunghe e incombenti e i dettagli spesso raccapriccianti: ragni e scarafaggi, coltellacci sporchi e rane parlanti, pozzi senza fondo e una strega insolitamente espressiva che, pur caratterizzata dal classico naso adunco e da unghie e denti aguzzi, ha un insolito ombretto azzurro (e baffetti e peli del naso più ispidi di quelli dei nonni!) e sfoggia una capigliatura a cono e una gamma di espressioni dal disgustato all’impaziente che ruberanno un sorriso ai lettori più adulti. Questa audace fuga da casa è costruita sui classici stilemi della fiaba, dalla ricorrenza del numero tre (tre fratellini, tre cibi chiesti alla strega per addormentarsi…) alla presenza di oggetti magici (sempre tre!) e animali animati, per terminare con il percorso di crescita del protagonista. Da fifone che non vuole allontanarsi da casa, infatti, sarà il più piccolo dei tre fratellini a rivelarsi il più assennato, l’unico in grado di riconoscere la strega per quello che è senza farsi ingannare dalla sua apparente affabilità né lasciarsi guidare dagli impulsi e dai desideri del momento. Con astuzia e intelligenza, sarà lui a prendere l’iniziativa per affrontare la situazione in tutta la sua gravità e capeggiare un’evasione al cardiopalma, durante la quale ai fratelli maggiori non resterà che seguirlo. Dopo qualche sussulto iniziale, il lieto fine del racconto rassicurerà i giovani lettori, trasmettendo loro l’idea che, con un po’ d’astuzia e caparbietà, tutti gli ostacoli possono essere superati.
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Valentina Vignoli
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