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El guitarrista ci trasporta nella Madrid a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60, la Spagna del Franchismo, delle ristrettezze economiche, delle camere in affitto, delle scuole private serali, dei lavori più disparati per poter sopravvivere, dei padroni con il diritto di farsi obbedire in tutto, della lotta per la vita. Emilio, il protagonista, è figlio di una sarta, che è rimasta sola ad allevare il figlio, e affitta una camera della loro casa per guadagnare qualche soldo in più. Emil lavora come apprendista in un’officina, studia la notte, legge tutto quello che può, ascolta poesie alla radio. Possiede una fervida immaginazione e un giorno, seguendo l’esempio del cugino Raimundo, cantor de flamenco appena tornato da Parigi, decide di imparare a suonare la chitarra, di divenire artista, di trionfare nel mondo dell’arte e di guadagnare molto denaro, per raggiungere una sorta di riscatto sociale. Il narratore racconta tutto questo con ogni dettaglio: descrive l’aspetto, il modo di pensare, i problemi, le aspirazioni, i sogni, le fantasie del protagonista e ci rende in tutto partecipi della storia.
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