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Amantes, amanti in italiano… Undici istantanee che fotografano anni, giorni o solo minuti d’amore tra due persone, amori passeggeri o lunghi una vita, effimeri, solo immaginati, fedeli o volatili come il vino. Nato dalla sfida di illustrare undici diverse storie d’amore con otto immagini e otto “versi” ciascuna, questo esercizio di sintesi estrema riesce nell’intento di carpire l’essenza universale di alcune delle tante declinazioni di questo sentimento, capaci di stupire per la loro inconsueta trattazione di un argomento solo apparentemente ordinario. Sempre pervase da un malinconico senso di attesa e con un’attenzione particolare alla diversità, infatti, le undici parabole senza tempo di Ana Juan colpiscono per l’assenza del classico happy ending, per l’epilogo mai scontato, per la capacità di assumere un punto di vista inusuale e mettere in scena personaggi che altrove sarebbero relegati a ruoli secondari. Senza mai dimenticare l’impianto complessivo né la serialità delle immagini, Ana fa sfilare davanti ai nostri occhi undici parabole senza tempo: L’amore fedele, puntuale a ogni appuntamento. L’amore settimanale, con le sue stanze segrete e i suoi silenzi. L’amore volatile, euforico e amaro. L’amore finale, quello di una vita. L’amore diverso, in grado di superare qualunque ostacolo ma anche di gettare nella più profonda disperazione. L’amore lontano, fatto di lacrime, baci rubati e sale d’attesa. L’amore dormiente, improvvisamente svegliato dal suo torpore. L’amore orgoglioso, che rischia di perdere tutto per troppa superbia. L’amore effimero, che brucia come una giornata di sole. L’amore sconosciuto, in grado di unire le solitudini. E il primo amore, quello che tutti ricordiamo, fatto di tremiti, attimi di pudore e gesti delicati. Le vere protagoniste del volume sono tuttavia le immagini, dominate dai corpi degli amantes, che, per dimensioni e plasticità, prendono il sopravvento sugli oggetti circostanti, e spesso anche sullo spazio in cui si muovono. Influssi espressionisti e cubisti, richiami a Modigliani e a un certo sincretismo giapponese sono la trama sottesa alle storie d’amore, scandite da dominanti cromatiche che si fanno via via più accese procedendo verso la metà del volume. La particolare visione firmata Ana Juan di coloro che sognano, desiderano, ricordano e vivono l’amore.
L’autrice e illustratrice: Ana Juan è un’illustratrice, scrittrice e pittrice spagnola. Nata a Valencia nel 1961 e trasferitasi a Madrid nei primi anni Ottanta, ha alle spalle numerose pubblicazioni e mostre in tutto il mondo, dalla Spagna agli Stati Uniti, passando per il Giappone. Conosciuta per le sue interpretazioni originali, malinconiche, romantiche, e talvolta un po’ spietate, della realtà e delle sue storie, ha illustrato svariate copertine per il New Yorker, articoli per El País e le copertine dei romanzi di Isabel Allende e di diversi classici della letteratura mondiale. Vincitrice – tra l’altro – nel 2005 del Premio Ezra Jack Keats per il miglior illustratore (con The Night Eater), e nel 2007 del Premio Junceda de Ilustración (con For you are a Kenyan Child), nel 2010 ha ricevuto il prestigioso Premio nazionale di illustrazione conferito dal Ministero della cultura spagnolo.
Con #logosedizioni ha pubblicato: Amantes (2017), Circus ( 2010), L’isola (2011), Snowhite (2011), Demeter (2012, disponibile anche in inglese, francese e spagnolo), Promesse (2012, disponibile anche in inglese, francese e spagnolo), Ana Juan Catalogo (2014), Carmilla (2015), Lacrimosa (2015, disponibile anche in inglese e francese), Sorelle (2016), Frida (2016), Anna dei miracoli (2019) e La vita segreta dei gatti (2021).
#ILLUSTRATI #logosedizioni
Una nuova edizione cartonata e bilingue di Amantes celebra il talento versatile e intrigante di Ana Juan e il suo sodalizio decennale con la casa editrice #logosedizioni. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2010, seguito due anni dopo dalle edizioni in 4 lingue di ciascuna delle 11 storie contenute al suo interno, e nel 2017 è apparsa questa nuova edizione integrale, cartonata con copertina in mezza tela, capitelli e segnalibro che oggi viene ristampata. Il processo creativo però risale ben più indietro nel tempo. È l’autrice stessa a rivelare in una nota in calce al volume che il lavoro “è stato lungo, molto lungo”, più di quanto avesse immaginato. Era arrivata persino a temere che queste piccole storie non avrebbero mai visto la luce. Il progetto prevedeva di esplorare l’amore tra due persone attraverso sequenze di otto immagini, che potevano racchiudere secondi, ore, giorni o perfino anni, senza limiti, senza alcuna concessione allo spettatore. Ne sono nate undici istantanee che fotografano relazioni passeggere o lunghe una vita, amori effimeri, solo immaginati, fedeli o volatili come il vino. In ogni sequenza, le 8 tavole sono accompagnate da brevissimi testi dove la dimensione evocativa prevale su quella descrittiva. Sono le immagini a raccontare l’intera storia, e le sue emozioni; le parole rappresentano un corollario, che aggiunge qualche dettaglio in più… Grazie a una sensibilità speciale nel catturare il gesto preciso, le tensioni e il dramma, le illustrazioni lavorano per aprire al massimo le sfumature del testo e dei personaggi. L’amore secondo Ana Juan si può declinare in 11 casi, o tipologie differenti: l’Amore fedele, quello che aspetta sempre; l’Amore settimanale, che viene consumato all’interno di stanze segrete; l’Amore volatile con i suoi occhi ciechi; l’Amore finale, il più longevo, che non si lascia sconfiggere dal tempo; l’Amore diverso, insolito e fuorilegge; l’Amore lontano, incurante delle mappe; l’Amore dormiente, che alla fine qualcuno risveglia; l’Amore orgoglioso, che cade nella sua stessa trappola; l’Amore effimero con il suo sole che tramonta; l’Amore sconosciuto, impensabile nella sua vicinanza. E, paradossalmente presentato per ultimo, il Primo amore, l’amore puro e primigenio, quello che ha acceso la fiamma. Parlando dei temi che la attraggono maggiormente, in un’intervista rilasciata nel 2005 a Elena de Santiago, Ana racconta di essere interessata all’universalità e di fuggire i localismi, di amare le storie suggestive, divertenti e fantasiose e di avere un debole per quelle trasgressive e un po’ irriverenti. Possiamo dire che Amantes, nella sua sintesi estrema, riesce perfettamente in questo intento e coglie l’essenza universale di un sentimento in 11 storie inconsuete e pervase da un malinconico senso di attesa e da un'attenzione particolare alla diversità, mettendo in scena personaggi che altrove sarebbero relegati a ruoli secondari. Protagonista assoluto delle immagini è il corpo, che si impone per dimensioni e plasticità sugli oggetti e sullo spazio circostante, il quale spesso consiste in suggestivi interni immersi in atmosfere da primo Novecento. In quest’opera, Ana si lascia per un momento alle spalle il suo mondo ‘altro’, quello in cui dominano le visioni e le immagini oniriche fatte di ombre, spettri, strane figure, gatti neri e donne dalla pelle bianchissima, sempre molto suggestive ma anche decisamente angoscianti. Nel corso dell’intervista sopra citata, Ana Juan si dichiara interessata soprattutto alla comunicazione con il suo pubblico più che all’affermazione di uno stile personale: “Uno stile tutto mio è il risultato di molti anni di lavoro. – dichiara – Sinceramente, dopo tanti anni, l’unica cosa che mi preoccupa è riuscire a trasmettere tutto ciò che l’immagine e il testo richiedono, a prescindere dagli stili”. Nondimeno, si impone con forza la cifra peculiare dell’illustratrice, plasmata dallo studio della storia dell’arte e delle opere dei grandi artisti. Innumerevoli sono i riferimenti, impliciti o espliciti, alla pittura classica come ai grandi del ’900: dai maestri del Rinascimento ai pittori fiamminghi come Vermeer, da Marc Chagall a Tamara de Lempicka, da Gauguin a Modigliani, da Picasso a Klimt; e ancora influssi espressionisti e cubisti, chiome fiammeggianti in stile preraffaellita ed echi di un certo sincretismo giapponese. Nel 2012, in un’intervista a Enquire.mag, Ana paragona il lavoro dell’illustratore a quello dello stregone: il suo obiettivo è catturare i lettori per trasportarli in un mondo dove possono sognare a occhi aperti. Occorre imparare a camminare sul confine tra sogno e realtà, su una linea a tal punto sottile da confondere le due dimensioni. Ed è esattamente in questa “terra di mezzo” che si muovono i protagonisti delle 11 storie di Amantes: teatri, circhi, camere d’albergo, ma anche anonimi appartamenti urbani, parchi cittadini, mondi sommersi… tutto vive nella sospensione del sogno, nella ieraticità di un istante che diventa simbolo senza tempo.
Rossella Botti
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