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Ogni giorno, quando tornava da scuola (…) il bambino terribile si arrampicava sul suo albero. La mamma allora gli urlava dalla finestra: Sei un bambino terribile! Questo accadde tutti i giorni per molti mesi, e molti mesi per molti anni, e così il bambino dimenticò quale fosse il suo vero nome. Finché, uno strano giorno di maggio, il bambino terribile trovò in cima all’albero un piccolo uovo di uccello…
Nel campo dell’identità il nome è legato alle domande: Chi sono io? Chi siamo noi? L’assenza di nome, che è ciò che accade al protagonista di questa storia, presume un cambiamento di identità, veicolato dall’aggettivo negativo, conseguenza dell’opinione che le persone hanno di lui. Il bambino terribile viene sempre rimproverato e diventa consapevole dell’affettività solo quando vede l’amore con cui le altre madri trattano i propri bambini; in quel momento riconosce quell’affetto che non ha mai ricevuto come un bisogno di base, necessario alla sopravvivenza.
Come il barone rampante di Calvino, il protagonista di questa storia interpone una distanza tra sé e un mondo che non condivide, salendo in alto sulla cima di un albero; questa distanza gli offre la libertà e una nuova prospettiva sul mondo, sulle persone e sulle cose che accadono da cui riesce a ricominciare a costruire. Questo libro ci offre materiale per riflettere sull’importanza dell’affetto e ci aiuta a vedere i dettagli che possono passare inosservati ma che in realtà costruiscono la personalità di un individuo.
Cipì cipì, dammi l’amor che rasserena Cipì cipù, ti dirò la mia pena Cipì cipì, dammi da mangiare Cipì cipù, ti insegnerò a volare...
Giocando con la bicromia di rossi e neri, Susanne Janssen ci offre un immaginario narrativo molto personale e fantasioso, con scorci e prospettive impossibili, lavorando sul dettaglio psicologico dei personaggi, combinando durezza e dolcezza in volti dove lo sguardo riveste sempre una particolare importanza. Un’opera plastica di grande impatto e forza espressiva, nell’opera di questa acclamata illustratrice tedesca.
Testo di Anna Castagnoli Illustrazioni di Susanne Janssen
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