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Sin dall’invenzione del telegrafo, le agenzie di stampa internazionali hanno orientato la visione del mondo di ognuno di noi, contribuendo invariabilmente a condizionarla in base agli interessi geopolitici dei poteri forti. Dopo la Seconda guerra mondiale, il 94% delle notizie dei giornali di tutto il mondo in materia di affari esteri proveniva da 4 agenzie, la AP, la UPI, la AFP e la Reuters. Una copertura che non lasciava spazio alla nuova realtà che stava nascendo dalla decolonizzazione e che accentuava gli schemi manichei della Guerra Fredda.
Negli anni ’60, lanciandosi in un’avventura da molti considerata utopistica, un gruppo di giornalisti decise di creare un’agenzia internazionale che desse voce a chi non l’aveva – dai Paesi del Terzo Mondo ad attori marginalizzati, come le donne – privilegiando temi globali come l’ambiente, i diritti umani e la giustizia internazionale. Il loro intento era focalizzarsi non tanto sull’analisi dei singoli avvenimenti, quanto sui processi di fondo che costituiscono l’unica vera chiave di lettura di uno scenario politico internazionale in perenne e rapida evoluzione.
Nacque così la Inter Press Service, che oggi vanta 50 milioni di pagine Internet lette ogni mese, in 27 lingue, ed è considerata la principale fonte d’informazione indipendente sui paesi in via di sviluppo, a cui attingono oltre 5000 mezzi di comunicazione in tutto il mondo. Ma raggiungere questo traguardo è stato possibile solo dopo una lotta aspra e su più fronti con il giornalismo “istituzionale”. Il Dipartimento di Stato Americano inviò istruzioni a tutte le ambasciate affinché si adoperassero per la chiusura degli uffici IPS nei loro Paesi. Anche la TASS, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica, mise in piedi una feroce campagna ai danni dell’agenzia. Le agenzie tradizionali, europee e americane, fecero la loro parte.
La IPS si trovò al centro degli scontri che alle Nazioni Unite si accompagnavano al dibattito sul nuovo ordine informativo. Soprattutto, si riteneva inaccettabile che una cooperativa internazionale di giornalisti senza fini di lucro ribaltasse il mondo, rifiutando di legittimare il Nord come suo unico interlocutore. Questo è un libro senza precedenti, perché è una storia corale, scritta da cento dei suoi protagonisti: uomini e donne di molti Paesi del mondo che raccontano le proprie battaglie per creare un’altra informazione. Molti di loro sono poi diventati scrittori o poeti affermati, ma non pochi sono stati assassinati a causa del loro lavoro. Queste pagine raccolgono 50 anni di racconti affascinanti, che offrono una lettura illuminante del progressivo cambiamento del mondo. Al libro hanno contribuito anche alcuni dei personaggi più rappresentativi degli ultimi 50 anni, da capi di stato a premi Nobel, che ci hanno regalato inedite testimonianze del loro sostegno alla Inter Press Service.
La Inter Press Service (IPS) è un’agenzia internazionale di informazione e comunicazione specializzata in notizie e analisi riguardanti gli effetti della globalizzazione sullo sviluppo economico, sociale e politico delle nazioni, con particolare attenzione al Sud del mondo. Avvalendosi della collaborazione di 500 fra corrispondenti e stringer attivi in oltre 150 Paesi, l’agenzia ha conquistato un suo spazio nel panorama dei media mondiali, approfondendo quotidianamente i temi sopracitati. Gli argomenti trattati – generalmente trascurati dai mezzi di comunicazione tradizionali – e l’originale modalità di diffusione delle notizie hanno fatto della IPS la principale agenzia internazionale specializzata in tematiche legate allo sviluppo: un riconoscimento che ne mette in luce la capacità di penetrazione nel mercato mediatico tradizionale e la disponibilità a una stretta collaborazione con le organizzazioni indipendenti della società civile.
“Le modalità di lavoro, la professionalità e la filosofia della IPS si sono armonizzate con le mie, si sono completate, e questa fusione mi rende soddisfatto e al tempo stesso orgoglioso. ” Leonardo Padura
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