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La storia di un piccolo spettro sperduto e malinconico e della sua Wunderkammer Il primo libro della collana “Le scienze inesatte”.
La piccola Rachel abita da sola in una vecchia casa sulla cima di una scogliera. Non vede i suoi genitori da tempo e non conosce altri bambini con cui giocare. La sua stanza è una Wunderkammer piena di scheletri, preparati anatomici, animali imbalsamati e altri strambi oggetti. Un giorno tre di queste meraviglie hanno preso vita, così ora Rachel ha tre amici: un coccodrillo impagliato, uno scheletro di coniglio e una bambola anatomica. Ma, nonostante la bizzarra compagnia, si sente ancora molto sola. Finché in una fredda notte di luna piena scopre una sorprendente verità su di sé...
Primo libro di una collana dedicata al mondo delle scienze inesatte, Rachel racconta la storia tragica di un piccolo spettro imprigionato da decine di anni in quello spazio intermedio tra la vita e la morte chiamato Camera di Swedenborg. La figura della protagonista è ispirata a una donna realmente vissuta in Olanda, Rachel Ruysch (1664 – 1750), figlia di Friederich Ruysch, un anatomista fiammingo passato alla storia per le sue preparazioni. Giacomo Leopardi lo trasformò in uno dei personaggi delle sue Operette Morali, nel “Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie”, un grottesco confronto tra l’anatomista e alcuni suoi preparati riguardo al presunto dolore che si avvertirebbe nella morte, nell’istante in cui l’anima abbandona il corpo. Ed è proprio prendendo spunto dal testo leopardiano che Stefano Bessoni ripensa la figura di Rachel facendone una creatura sospesa tra la vita e la morte, in attesa dell’istante in cui si compirà definitivamente il passaggio all’aldilà. Il destino di Rachel Ruysch in realtà era stato diverso: da piccola aveva aiutato brillantemente il padre nel suo lavoro e, una volta cresciuta, aveva abbandonato la medicina e l’anatomia, diventando un’ottima pittrice specializzata in nature morte e ritratti, una delle pochissime artiste dell’epoca di cui ci sia pervenuta notizia. Una favola macabra in cui ritroveremo le tipiche immagini di Stefano Bessoni: scheletri, animali e personaggi buffi e macabri dalle teste enormi, gli occhi sbarrati e i sorrisi beffardi. Il primo capitolo di una storia appassionante di cui non vedrete l’ora di conoscere il seguito.
Collana “Le scienze inesatte” Una storia in quattro volumi in uscita a cadenza semestrale.
Durante la Grande Guerra, in un paese sperduto sulle coste dell’oceano, vivevano Giona e Rebecca. Lui era un illustratore, lei era una restauratrice di vecchi balocchi. Acquistarono per pochi soldi una vecchia casa malandata, dove tanti anni prima aveva vissuto un anatomista dedito a strane pratiche mediche che sconfinavano nelle scienze occulte. Durante i lavori per rimettere a posto la casa, Giona cominciò a imbattersi in un piccolo spettro: Rachel, la figlia dell’anatomista, morta in tragiche circostanze. La funerea bambina spinse Giona a realizzare una sua Wunderkammer e a intraprendere un astruso esperimento. Rebecca si sforzò di farlo desistere dal pericoloso progetto ma per lei fu l’inizio di un terribile sogno a occhi aperti... “Le scienze inesatte” è una storia che Stefano Bessoni ha cominciato a immaginare quando ancora studiava all’Accademia di Belle Arti e aveva da poco abbandonato un faticoso percorso di studi scientifici. Erano gli anni in cui aveva scoperto il cinema di Peter Greenaway, si era appassionato al concetto di Wunderkammer e ascoltava instancabilmente le ballate macabre di Nick Cave. A queste influenze si aggiunse poi l’incontro con tante altre suggestioni (Jan Svankmajer, i Quay Brothers, Joel Peter Witkin…) fino a delineare il primo nucleo di una favola macabra che avrebbe accompagnato l’autore diventando il taccuino aperto della sua poetica espressiva. Una storia che, dopo una gestazione di trent’anni, oggi viene pubblicata da #logosedizioni nell’inconfondibile stile di Stefano Bessoni.
L’autore: Stefano Bessoni è illustratore, regista cinematografico e animatore stop-motion. Si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha realizzato diversi film sperimentali, installazioni video, performance e documentari, attirando l’attenzione della critica e ricevendo numerosi premi in occasione di festival nazionali e internazionali. Ha insegnato regia presso la NUCT – Scuola Internazionale di Cinema e Televisione a Cinecittà e presso l’Accademia di cinema e televisione Griffith di Roma, dove è stato titolare di un corso di alta specializzazione dedicato al cinema visionario e fantastico. È coordinatore e docente del corso triennale di illustrazione e animazione presso la Scuola di Design, Moda, Arti visive e Comunicazione IED di Roma. È inoltre docente presso lo IED di Milano, la Scuola di Illustrazione Ars in Fabula di Macerata e la Scuola Holden di Torino. Tiene regolarmente workshop presso scuole e festival specializzati. Ha scritto e diretto numerosi film e ha pubblicato molti libri illustrati.
Con #logosedizioni ha pubblicato: Homunculus (2011), Wunderkammer (2011), Canti della forca (2013, disponibile anche in inglese), Pinocchio (2014), Stop-motion. La fabbrica delle meraviglie (2014), Mr Punch (2015), Workshop di stop-motion. Primo livello (2016, disponibile anche in inglese), Workshop di stop-motion. Secondo livello (2016, disponibile anche in inglese), Oz (2016), Rachel (2017), Rebecca (2018), Giona (2018), Theo (2019), Lombroso (2019), Darwin (2020), Alice sotto terra. White Rabbit Edition (2021, disponibile anche nella precedente edizione in inglese e in spagnolo), Struwwelpeter. La vera storia di Pierino Porcospino (2022), Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo (2023) e Le tribolazioni di Tommy Tiptop (2024).
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Dal frontespizio del libro, la piccola Rachel ci guarda con aria triste e vagamente minacciosa. Ha la testa grande e il corpo minuscolo, e indossa un semplice vestitino con un colletto che fa pensare a un’epoca lontana. Il suo incarnato è diafano, gli occhi di diverse dimensioni sono velati di malinconia e la bocca si apre nel viso come una ferita. Stiamo per leggere la sua storia e sarà una storia dolorosa. Il tempo in cui è ambientata è indefinito: potrebbe trattarsi degli anni Dieci, i Trenta, forse i Venti, oppure di un momento imprecisato nel futuro. Sappiamo che c’è una guerra: ce ne dà notizia la nefasta processione di dirigibili che solcano il cielo come banchi di balene o capodogli. Anche del luogo non ci vengono fornite coordinate precise: si tratta di un paese lontano, sperduto sulle coste dell’Oceano. Qui, in una casa sulla scogliera, a picco sul mare, vive Rachel. Non vede i suoi genitori da lungo tempo e non ha idea di dove si trovino né sa perché siano partiti senza dirle nulla ma in cuor suo è convinta che non abbiano mai smesso di volerle bene. Ama passare il tempo seppellendo nella sabbia gli animaletti morti che trova in giro e dedicando loro filastrocche di sua invenzione. Le piace anche disegnare e, quando non ha fogli o quaderni a disposizione, adorna con meravigliose illustrazioni le rocce e i sassi levigati dal mare. Non gioca mai con altri bambini ma ha tre amici decisamente originali: il coccodrillo impagliato Geremia, il coniglio scheletrico Asmodeo e una bambola anatomica di nome Lia. Ovvero tre dei tanti pezzi della collezione allestita nella sua stanza dal padre Balthazar Zendak, grande esperto nella preparazione e conservazione dei cadaveri. Zendak era solito chiamare quella stanza ‘Wunderkammer’, un nome duro che Rachel faceva fatica a pronunciare. Suo padre le aveva però spiegato che significava semplicemente “camera delle meraviglie” e che consisteva in un personale museo del mondo, nel quale racchiudere qualsiasi cosa suscitasse stupore e meraviglia. Rachel aveva aiutato Zendak ad allestire quella stravagante collezione, insieme alla mamma, Edith, che essendo una sarta aveva anche cucito gli abiti con cui vestire i preparati del marito. Ma nella casa sulla scogliera non mancano altre stramberie: in un angolo adiacente al laboratorio autoptico di Zendak, sono esposti molti strani bambini conservati sotto formalina, con un’enorme testa e un corpicino esile e diafano che in alcuni casi lascia trasparire gli organi interni. In una fredda notte di luna piena al termine di un giorno piovoso, tutto cambia per sempre per la piccola Rachel. È la notte del suo compleanno ma la bambina non lo sa perché ha perso da tempo il conto dei giorni e ignora anche che la luna piena è in grado di rivelare piccoli e grandi segreti. Attirata dalla sua luce, comincia a vagare sulla scogliera camminando a lungo senza una meta precisa, finché raggiunge un cimitero dove la attende una macabra scoperta. A poco a poco i suoi ricordi riaffiorano e, tornata a casa, con l’aiuto di Geremia rimette assieme i pezzi del puzzle svelando il mistero che avvolge la storia della sua famiglia. Con Rachel, Stefano Bessoni e #logosedizioni inaugurano la serie in quattro volumi “Le scienze inesatte”. Quattro capitoli di una fiaba nera, macabra, intrisa di tutte le suggestioni accumulate dall’autore nel tempo – dalle Wunderkammer ai rapporti tra arte e scienza, dalle ballate di Nick Cave al cinema di Peter Greenaway, dalle animazioni in stop motion firmate da Jan Švankmajer e i Quay Brothers alle fotografie di Joel Peter Witkin. Bessoni aveva cominciato a immaginare la sua storia quando ancora studiava all’Accademia di Belle Arti e aveva da poco abbandonato gli studi scientifici. Voleva scrivere e disegnare qualcosa da trasformare nel suo primo film, così abbozzò uno strano mondo a cavallo tra discipline scientifiche, procedimenti oscuri ed esoterici, tradizioni popolari e fiabe. Andò alla ricerca di un luogo fisico che fosse in grado di rispecchiare quel suo mondo ideale e lo trovò tra la Normandia e la Bretagna. Ispirandosi ai luoghi visitati, inventò così il Paese delle Scienze Inesatte che, dopo trent’anni di gestazione, vede la luce in questo primo volume della serie. Per quanto possano suonare strampalate, le scienze inesatte o anomale sono discipline da lungo tempo oggetto di studio e di catalogazione, che hanno affascinato numerosi studiosi e intellettuali. Tra questi Raymond Queneau, al quale è stato dedicato il libro Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale. La figura di Rachel è ispirata a una donna realmente vissuta in Olanda tra il 1664 e il 1750, Rachel Ruysch, figlia di Frederik Ruysch, un botanico e medico fiammingo passato alla storia per le sue preparazioni anatomiche, contese da collezionisti di tutto il mondo e finite in alcune Wunderkammer storiche, come quella dello Zar di Russia Pietro il Grande. Giacomo Leopardi lo trasformò in uno dei personaggi del “Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie”, contenuto nelle Operette Morali, un grottesco confronto tra Ruysch e alcuni suoi preparati anatomici riguardo al presunto dolore che si avvertirebbe nel momento della morte, nell’istante in cui l’anima abbandona il corpo. Si racconta che Rachel aiutasse il padre nelle sue preparazioni e che fosse molto brava, come testimonia la sua presenza in un famoso dipinto di Jan van Neck, dove la bambina è ritratta in abili maschili mentre assiste il padre durante una lezione di anatomia sul corpo di un neonato. Una volta cresciuta, Rachel Ruysch abbandonò la medicina e l’anatomia, diventando una bravissima pittrice specializzata in nature morte e ritratti, una delle pochissime artiste dell’epoca di cui abbiamo notizia. Alcune delle sue opere sono conservate agli Uffizi e nella Galleria Palatina a Firenze. Prendendo spunto dal dialogo leopardiano sopracitato, Stefano Bessoni ripensa la figura di Rachel facendone una creatura sospesa tra la vita e la morte, imprigionata in uno spazio intermedio chiamato Camera di Swedenborg, in attesa che si compia il definitivo passaggio all’aldilà. Un senso di sospensione che anche il lettore prova fin dalle prime pagine del libro, man mano che la morte diventa una presenza sempre più tangibile e ingombrante attraverso oscuri presentimenti ed espliciti riferimenti, a cominciare dalla filastrocca iniziale per il funerale di un uccellino che viene ripresa alla fine modificando alcuni versi. Una minuziosa descrizione è dedicata all’Orologio della Morte, che ci sembra di sentir rintoccare scandendo il tempo di questa storia. Un tempo lento e malinconico, che a poco a poco si carica di angoscia man mano che ci avviciniamo alla rivelazione finale empatizzando con la protagonista. In questo libro ritroviamo lo stile che ci fa amare Stefano Bessoni, i dettagli umoristici e al contempo macabri delle immagini, la volontà di portare avanti di pari passo una storia avvincente e l’esplorazione di un mondo magico e perturbante. Stavolta con un tono particolarmente delicato e poetico e un epilogo che commuove profondamente.
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Francesca Del Moro
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