THEO
Stefano Bessoni
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Il perno centrale di Theo, quarto e ultimo volume della serie “Le Scienze Inesatte” di Stefano Bessoni, è la creazione dell’omuncolo, un tema particolarmente caro all’autore, che lo aveva già affrontato nei suoi film e nel libro Homunculus, pubblicato da #logosedizioni nel 2011.
Bessoni si imbatté per la prima volta in questo strambo essere generato artificialmente più o meno nello stesso periodo in cui scoprì le Wunderkammer, mentre svolgeva ricerche in biblioteca per un film mai realizzato dedicato a Paracelso. Fu allora che scoprì, tra le altre cose, le varie ricette di fabbricazione degli omuncoli e le teorie dei preformisti, convinti che ogni spermatozoo contenga un minuscolo feto già formato. Ma riferimenti a questi esseri si possono trovare ovunque: dall’alchimia, dove assumono un significato ermetico e divengono il simbolo della creazione contro natura, fino alla letteratura, basti pensare al Faust di Goethe e al Frankenstein di Mary Shelley. E nell’ambito della scienza (quella ufficiale o “esatta”) è impossibile non riconoscere punti di contatto tra i procedimenti della creazione dell’Homunculus e le tecniche di fecondazione artificiale.
L'Homunculus protagonista di questo libro è per così dire “figlio” di Giona e Rebecca, i due ragazzi che vivono nella casa un tempo appartenuta all’anatomista Balthazar Zendak. Ed è proprio seguendo la ricetta riportata nel diario di Zendak che la coppia, con l’aiuto dell’amico Lazzaro, riuscirà a generare un sostituto artificiale del bambino che non potrà mai avere. Con apprensione e qualche brivido di terrore seguiamo insieme a loro la nascita della strana creatura all’interno di un’ampolla colma di un miscuglio di bislacchi ingredienti: rugiada scesa dopo la Festa dei Morti, poltiglia di mandragola, il seme di Giona e il sangue di entrambi i ragazzi. Nutrito con il sangue del suo “creatore” e imprigionato nell’ampolla da cui riesce comunque a comunicare grazie a una mimica prodigiosa, lo strano bambino arriverà a sviluppare un’intelligenza eccezionale.
Con questo volume, la storia che Stefano Bessoni aveva cominciato a ideare trent’anni fa si avvia alla conclusione, che tuttavia non è una vera e propria fine, ma semplicemente un commiato da Rachel, Rebecca, Giona e i tanti bislacchi personaggi che hanno affollato le loro vicende. Il volume è anche un passaggio di consegne a favore di Theo, l’omuncolo cresciuto ma rimasto bambino, debitore della figura del piccolo Oskar protagonista del Tamburo di latta di Günter Grass. E sarà proprio Theo il protagonista di nuove avventure a venire.
Serie “Le scienze inesatte”
Una storia in quattro volumi in uscita a cadenza semestrale
In tempo di guerra, in un paese sperduto sulle coste dell’oceano, vivevano Giona e Rebecca. Lui era un illustratore, lei era una restauratrice di vecchi balocchi. Un giorno ereditarono una vecchia casa malandata, dove tanti anni prima aveva vissuto un anatomista dedito a strane pratiche mediche che sconfinavano nelle scienze occulte. Durante i lavori per rimettere a posto la casa, Giona cominciò a imbattersi in un piccolo spettro: Rachel, la figlia dell’anatomista, morta in tragiche circostanze. La funerea bambina spinse Giona a realizzare una sua Wunderkammere a intraprendere un astruso esperimento. Rebecca si sforzò di farlo desistere dal pericoloso progetto ma per lei fu l’inizio di un terribile sogno a occhi aperti...
“Le scienze inesatte” è una storia che Stefano Bessoni ha cominciato a immaginare quando ancora studiava all’Accademia di Belle Arti e aveva da poco abbandonato un faticoso percorso di studi scientifici. Erano gli anni in cui aveva scoperto il cinema di Peter Greenaway, si era appassionato al concetto di Wunderkammere ascoltava instancabilmente le ballate macabre di Nick Cave. A queste influenze si aggiunse poi l’incontro con tante altre suggestioni (Jan Svankmajer, i Quay Brothers, Joel Peter Witkin…) fino a delineare il primo nucleo di una favola macabra che avrebbe accompagnato l’autore diventando il taccuino aperto della sua poetica espressiva. Una storia che, dopo una gestazione di trent’anni, oggi viene pubblicata da #logosedizioni nell’inconfondibile stile di Stefano Bessoni.
L’autore:
Stefano Bessoni è illustratore, regista cinematografico e animatore stop-motion. Si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha realizzato diversi film sperimentali, installazioni video, performance e documentari, attirando l’attenzione della critica e ricevendo numerosi premi in occasione di festival nazionali e internazionali.
Ha insegnato regia presso la NUCT – Scuola Internazionale di Cinema e Televisione a Cinecittà e presso l’Accademia di cinema e televisione Griffith di Roma, dove è stato titolare di un corso di alta specializzazione dedicato al cinema visionario e fantastico.
È coordinatore e docente del corso triennale di illustrazione e animazione presso la Scuola di Design, Moda, Arti visive e Comunicazione IED di Roma. È inoltre docente presso lo IED di Milano, la Scuola di Illustrazione Ars in Fabula di Macerata e la Scuola Holden di Torino. Tiene regolarmente workshop presso scuole e festival specializzati.
Ha scritto e diretto numerosi film e ha pubblicato molti libri illustrati.
Con #logosedizioni ha pubblicato: Homunculus (2011), Wunderkammer (2011), Canti della forca (2013, disponibile anche in inglese), Pinocchio (2014), Stop-motion. La fabbrica delle meraviglie (2014), Mr Punch (2015), Workshop di stop-motion. Primo livello (2016, disponibile anche in inglese), Workshop di stop-motion. Secondo livello (2016, disponibile anche in inglese), Oz (2016), Rachel (2017), Rebecca (2018), Giona (2018), Theo (2019), Lombroso (2019), Darwin (2020), Alice sotto terra. White Rabbit Edition (2021, disponibile anche nella precedente edizione in inglese e in spagnolo), Struwwelpeter. La vera storia di Pierino Porcospino (2022), Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo (2023) e Le tribolazioni di Tommy Tiptop (2024).
#THEO #LESCIENZEINESATTE #ILLUSTRATI #logosedizioni
All’alba di una giornata livida che promette burrasca, Rebecca siede pensosa sui sacchi di sabbia di una trincea in riva al mare. Ovunque intorno a lei incombe la minaccia della guerra: le navi muovono verso la costa, i sottomarini corazzati affiorano tra le onde e il cielo è solcato da cupe processioni di Zeppelin. Ma non è questo a preoccupare la ragazza, che rimugina sulle parole pronunciate da Giona al termine dell’episodio precedente della saga delle “Scienze inesatte”. Non riesce a credere che il suo amato voglia davvero proseguire i folli esperimenti di Balthazar Zendak, l’anatomopatologo vissuto molto tempo prima nella casa sulla scogliera dove la coppia di giovani si è da poco trasferita. Qui Rebecca sperava di poter costruire il loro nido d’amore ma a partire dal ritrovamento del diario di Zendak la situazione è precipitata. Giona è sempre più scontroso e incostante e tratta la sua compagna con gelida indifferenza quando non con aperta aggressività. Incalzato da Rachel, lo spettro della figlia dell’anatomista rimasto intrappolato ad aggirarsi in quelle stanze, Giona ha allestito una wunderkammer e sta andando incontro al destino dal quale lo aveva messo in guardia l’amico Lazzaro: la camera delle meraviglie lo ha ormai asservito a sé trasformandolo in un mero strumento di raccolta. Ma a terrorizzare Rebecca è soprattutto l’intenzione, da lui espressamente dichiarata, di fabbricare un homunculus seguendo la ricetta contenuta nel nefasto diario. La ragazza tenta invano di farlo ragionare ma, facendo leva sul suo desiderio di maternità, Giona la convince a prendere parte all’impresa, aiutandolo a creare, dal suo seme mischiato a poltiglia di mandragola, una creatura artificiale a cui viene dato il nome di Theo. Da questo momento in poi, in un crescendo di humour nero e tensione, la vicenda di Giona, Rebecca e Rachel si avvia verso una conclusione mozzafiato che non manca di profilare nuove avventure all’orizzonte.
La creazione dell’homunculus è il perno centrale di questo quarto libro della serie “Le scienze inesatte” che porta a termine la storia concepita circa trent’anni fa da Stefano Bessoni, inizialmente con l’intenzione di farne un film. L’autore si era già confrontato con questo argomento nelle pellicole Krokodyle e Frammenti di scienze inesatte, nonché nel suo primo libro illustrato, Homunculus, un bizzarro ricettario in versi pubblicato da #logosedizioni nel 2011.
Insieme alla wunderkammer, l’homunculus è uno dei temi prediletti da Bessoni, che si imbatté per la prima volta in questi strambi esseri generati artificialmente svolgendo alcune ricerche in biblioteca per un film – poi mai realizzato – su Paracelso (medico, alchimista e astrologo svizzero vissuto a cavallo tra quindicesimo e sedicesimo secolo). Ed è proprio a lui che si deve il primo riferimento agli omuncoli nell’ambito della letteratura alchemica. Nel suo De rerum natura apparso nel 1537, Paracelso propone una ricetta che prevede di sigillare ermeticamente il seme umano in una provetta di vetro e magnetizzarlo, quindi lasciarlo imputridire tra il letame di cavallo per quaranta giorni e successivamente nutrirlo con il sangue umano. Paracelso dichiarava di non aver mai provato a creare un homunculus perché ciò significava sfidare il potere di Dio ma sosteneva che altri alchimisti si fossero effettivamente cimentati nell’impresa (secondo la tradizione alchemica, i nani sarebbero i discendenti di qualche homunculus). Circa due secoli dopo, nel ’700, in Tirolo, il conte di Kneffstein e il rosacrociano abate Geloni crearono insieme dieci di questi esseri battezzandoli “spiriti profetici”. È quanto afferma il dottor Emil Besetzny nel suo libro Die Sphinx, pubblicato nel 1873, che attribuisce a queste creature il potere di predire il futuro e che, per questa ragione, pare fosse solito portarle con sé alle riunioni di una loggia massonica. Sembra che le loro doti divinatorie non siano sfuggite ad altri personaggi illustri: si narra infatti che Napoleone ne abbia interpellato uno, che un omuncolo abbia profetizzato a re Carlo Alberto di Savoia la disfatta di Novara e il successivo esilio in Portogallo e un altro abbia predetto a Cavour la sua morte.
Da sempre, inoltre, gli omuncoli affascinano il mondo della letteratura e delle arti: basti pensare al Faust di Goethe e al Frankenstein di Mary Shelley. In ambito italiano, nella poesia Dualismo di Arrigo Boito, l'uomo, inteso come essere umano, viene definito “l'homunculus di un chimico demente”, creato per noia da un dio malvagio, mentre in Giappone gli homunculi sono fra i personaggi principali del manga e delle serie anime Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa e Homunculus è il titolo di una serie a tema psicologico creata dal fumettista Hideo Yamamoto.
Per finire, possiamo sottolineare come nemmeno le scienze cosiddette ‘esatte’ siano immuni al fascino della creazione della vita ex novo: gli antichi procedimenti per la creazione degli omuncoli possono in un certo senso apparire come i bizzarri antesignani delle moderne tecniche di fecondazione artificiale.
Francesca Del Moro
Dati Libro | |
Autore | Stefano Bessoni |
Collana | #ILLUSTRATI |
Anno di pubblicazione | 2019 |
Copertina | cartonato |
Dimensioni | cm 14,8 x 21,0 |
Pagine | 84 |
Lingua/e | italiano |
Peso | 0.3 kg |
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